La terapia parodontale non chirurgica (SRP)
24 Giugno 2016 | Fabio Betteti
24 Giugno 2016 | Fabio Betteti
La terapia parodontale non chirurgica è sufficiente a curare le parodontiti?
Nel trattamento della malattia parodontale (o parodontite, o più comunemente piorrea) la terapia parodontale non chirurgica (SRP) svolge un ruolo fondamentale.
Non è raro tuttavia leggere inesattezze a riguardo di metodologie e risultati di tale trattamento. Cerchiamo di fare chiarezza.
SRP è un acronimo che sta per “Scaling and Root Planing”: si tratta di un’accurata pulizia e levigatura radicolare, che serve a rimuovere la placca e il tartaro dalle tasche parodontali profonde ed eliminare le tossine batteriche.
Noi sappiamo che la causa della patologia è di natura batterica, anche se, a seconda delle situazioni, è possibile riscontrare diverse concause che da sole non sono in grado di provocare la parodontite, e che possono essere riconosciute anche come stati di infiammazione indipendente dalla malattia parodontale (come ad esempio il sanguinamento o l’arrossamento delle gengive, l’alitosi, la mobilità di uno o più denti, ecc, tutti sintomi della malattia parodontale). A discapito di quel che troppo spesso si legge, è importante sottolineare che l’eziologia della patologia è complessa e la sola placca batterica non è causa sufficiente. Il concetto emergente ezio –patogenetico della malattia parodontale attribuisce importanza all’azione di microorganismi quali A. actinomycetencomitans, Porphyromonas gingivalis e Prevotella intermedia, ed inoltre è notevole il peso patogenetico attribuito alla modificazione della risposta immunitaria dell’ospite, tanto che, attualmente, sembra sia proprio la risposta dell’ospite all’infezione la vera responsabile del processo patologico, e non l’azione diretta dei batteri.
Infatti i tre tipi di batteri lesivi per il parodonto sono stati trovati anche in individui sani che non presentano alcuna risposta anticorpale specifica indicando quindi che probabilmente è proprio la competenza immunitaria del paziente il vero fattore discriminante nello sviluppo e nelle eventuali riaccensioni della malattia.
Terapia parodontale non chirurgica: si può curare la parodontite col laser?
Un’affermazione che spesso si legge nei siti web e che in realtà crea disinformazione è la possibilità di curare la parodontite senza ricorrere alla chirurgia magari tramite l’uso combinato del microscopio operatorio e del laser. È un errore pensare che l’utilizzo di laser più microscopio guariscano la parodontite senza fare ricorso alla chirurgia!
La terapia parodontale non chirurgica è senz’altro il momento essenziale per raggiungere il controllo dell’infezione, ma a ciò deve seguire la rivalutazione dei parametri clinici (tramite sondaggi), che permetterà di formulare un eventuale piano di trattamento correttivo (tramite chirurgia) dei difetti dei tessuti molli e duri associati al rischio di progressione della malattia. In più – per ciò che riguarda il laser – numerosi studi randomizzati effettuati nell’ultimo decennio, hanno dimostrato che non c’è alcun vantaggio nell’utilizzo del laser rispetto alla tradizionale terapia non chirurgica (SRP).
Il laser, non avendo ancora dimostrato scientificamente la sua efficacia, non rientra nemmeno nelle linee guida di trattamento dell’American Academy of Periodontology.
L’apertura chirurgica di un lembo è spesso necessaria per creare l’accesso al sito da trattare ed eliminare dei difetti anatomici che favorirebbero la reinfezione del sito stesso. Nei siti dove la profondità del sondaggio parodontale è superiore ai 4 mm, la probabilità di progressione della malattia è dieci volte superiore a quelli che sondano meno. Inoltre la presenza di lesioni interradicolari comporta per un dente pluriradicolato un rischio di progressione della malattia 14 volte superiore rispetto allo stesso tipo di dente senza compromissione della forcazione.
In sostanza la terapia parodontale non chirurgica altro non è che uno step del trattamento della malattia parodontale, e anche se condotta con tecniche innovative, non si sostituisce affatto a quella chirurgica che si prefigge di migliorare la prognosi dei denti compromessi. Obiettivo quest’ultimo da perseguire ulteriormente mediante l’applicazione di un protocollo di terapia di supporto a lungo termine (TPS = Terapia Parodontale di Supporto ). In questo modo la malattia si può curare e tenere efficacemente sotto controllo grazie alle procedure che la comunità scientifica ha formulato e verificato negli anni.
Laser e parodontite: facciamo chiarezza
Oggi regna molta confusione sulla reale efficacia del trattamento laser nella malattia parodontale (c.d. piorrea) e molti centri odontoiatrici ne pubblicizzano gli effetti mirabolanti e addirittura risolutivi-definitivi per questa patologia orale che affligge circa il 60% degli italiani e di questi un 10-15% in forma grave.
Proprio per tutelare la gente da false aspettative sui supposti e proclamati vantaggi del trattamento laser rispetto alla terapia convenzionale, la Società Italiana di Parodontologia ed Implantologia ha provveduto, tramite i vari canali di comunicazione, a diramare delle precisazioni in merito.
Potete leggere qui l’opinione della società scientifica, e quindi anche l’opinione di Faggian Clinic, espressa in maniera chiara ed inequivocabile.
Invitiamo tutti i lettori ad affidarsi ad un parodontologo: questo è l’unico modo per avere la corretta diagnosi e curare efficacemente la malattia parodontale.