Parodontite: perché è importante rivolgersi a un parodontologo
3 Marzo 2023 | Tommaso Cappellin
3 Marzo 2023 | Tommaso Cappellin
La parodontite è una malattia infiammatoria cronica che colpisce i tessuti che sostengono i denti, tra i quali la gengiva e l’osso alveolare. I sintomi che può manifestare sono sanguinamento delle gengive, alito cattivo, retrazione delle gengive e mobilità dentale. Quando si sospetta di avere la piorrea, la domanda principale è: a chi rivolgersi per una diagnosi precisa e una cura adeguata? In questo articolo, vedremo perché è importante consultare un parodontologo per curare la malattia parodontale, quali sono le competenze specifiche di questo professionista e quali sono i vantaggi di questa scelta.
Chi cura la parodontite: il parodontologo
Il parodontologo è un dentista specializzato nella diagnosi, prevenzione e cura della malattia parodontale e delle problematiche mucogengivali. Si tratta di un professionista che ha una formazione specifica in parodontologia, la branca dell’odontoiatria che si occupa dello studio dei tessuti di sostegno dei denti, tra i quali riconosciamo gengiva, osso alveolare, legamento parodontale e cemento radicolare.
È importante rivolgersi a uno specialista in parodontologia per la valutazione e la cura della parodontite perché questo professionista ha una conoscenza approfondita delle condizioni patologiche dei tessuti parodontali e delle tecniche terapeutiche volte a ripristinare uno stato di salute. Inoltre, può valutare e monitorare la salute dei tessuti parodontali nel tempo, prevenendo la recidiva della malattia e riducendo il rischio di perdita dentale.
Diagnosi della parodontite
La diagnosi accurata della parodontite è fondamentale per garantire un piano terapeutico corretto e quindi arrestare la progressione della malattia. Il parodontologo utilizza diverse tecniche diagnostiche per valutare lo stato di salute dei tessuti parodontali.
In primo luogo, si effettua una visita parodontale completa, durante la quale si raccolgono informazioni sulla anamnesi medica e dentale del paziente e si svolge un esame clinico della bocca e delle gengive. Durante questa fase, si osserva la presenza di sintomi clinici come il sanguinamento delle gengive, la retrazione delle gengive, la mobilità dentale e l’alito cattivo. Vengono utilizzati strumenti diagnostici specifici come la sonda parodontale, uno strumento sottile e flessibile che viene inserito nei solchi e nelle tasche parodontali per valutare la severità e l’estensione della malattia. Attraverso le misurazioni effettuate con la sonda parodontale si compila la cartella parodontale. Essa costituisce una mappa esatta della gravità e dell’estensione ella patologia.
Oltre a ciò, è necessario lo status radiografico parodontale. È un altro strumento diagnostico fondamentale che è formato da 21 piccole radiografie endorali e permette di valutare il livello di danno osseo e l’estensione della malattia. Poiché la malattia parodontale è determinata da una componente genetica, è possibile effettuare un test per conoscere il livello di rischio individuale.
Infine, possono essere eseguiti test microbiologici per identificare i batteri responsabili della malattia. Questi test consistono nella raccolta di campioni di placca batterica dalle tasche parodontali che vengono analizzati in laboratorio per identificare i microrganismi presenti.
Una diagnosi precisa della parodontite permette al parodontologo di pianificare un trattamento personalizzato per ogni paziente, basato sullo stadio e sul grado della malattia e sulle specifiche esigenze del paziente. Inoltre, la diagnosi precoce della parodontite consente di avviare tempestivamente un trattamento mirato, prevenendo la progressione della malattia e riducendo il rischio di perdita dentale o di danni gravi ai tessuti di supporto dei denti. Inoltre, è doveroso ricordare che la malattia parodontale è correlata anche a patologie del sistema cardiocircolatorio e ne è un fattore aggravante.
Cura della parodontite
La cura della parodontite segue un protocollo generale che prevede una prima fase di istruzione e motivazione all’igiene orale professionale, rimozione dei depositi di placca e tartaro sopragengivale e raggiungimento di un adeguato indice di placca (misura della capacità di igiene orale domiciliare del paziente).
Successivamente si ha una seconda fase non chirurgica di rimozione dei depositi di placca e tartaro sottogengivali o meglio dalle tasche parodontali; questa fase si conclude con una visita che serve per capire se la patologia è stata fermata e messa sotto controllo. La terza fase, chiamata anche terapia di supporto parodontale o terapia di mantenimento, è necessaria per mantenere i risultati conseguiti precedentemente ed evitare la recidiva della malattia. La quarta fase non sempre è necessaria. Qualora lo sia, consiste in interventi chirurgici dei tessuti parodontali volti ad eliminare i danni causati dalla patologia.
L’intervento più comune è la chirurgia parodontale di lembo posizionato apicalmente, che prevede la rimozione del tessuto gengivale infiammato e l’armonizzazione del tessuto osseo danneggiato. L’anestesia locale o generale può essere utilizzata a seconda della complessità del caso. In alcuni casi, possono essere consigliati interventi di rigenerazione ossea.
Il piano terapeutico individuale segue sempre questa linea guida tuttavia può variare da caso a caso in base alla gravità della malattia e ai fattori modificanti sia a livello orale (protesi incongrue, coinvolgimento delle forcazioni, trauma occlusale..). sia a livello sistemico (fumo, diabete…).
Prevenzione della parodontite
La prevenzione della malattia parodontale è fondamentale per evitare la comparsa della malattia o intercettarla precocemente. La visita parodontale inizia dal dodicesimo anno di età, specialmente se il giovane paziente ha familiarità genetica per questa patologia (genitori o nonni che hanno sofferto di piorrea).
Un medico dentista specializzato in parodontologia può fornire utili consigli per prevenirla e mantenere la salute delle gengive. La prima misura di prevenzione consiste in una corretta igiene orale, con l’adozione di tecniche di spazzolamento e l’utilizzo del filo interdentale per rimuovere efficacemente la placca batterica. Inoltre, l’uso di prodotti specifici come collutori, gel e dentifrici contenenti fluoro e antibatterici può essere consigliato.
Il parodontologo può anche fornire informazioni sulle abitudini alimentari corrette, poiché evitare cibi e bevande zuccherate e ricchi di amidi può limitare la proliferazione dei batteri nella bocca. Una dieta sana ed equilibrata può inoltre contribuire a mantenere la salute delle gengive e dei denti. L’abitudine al fumo è fortemente correlata all’insorgenza della malattia ed è un fattore peggiorativo: smettere di fumare può ridurre significativamente il rischio di svilupparla e di peggiorarla. Lo stesso vale per il diabete non trattato.
Importanza del follow-up
Dopo aver effettuato la cura, il paziente viene richiamato dallo studio per visite periodiche ogni 2, 3 o 4 mesi per la terapia parodontale di supporto con l’igienista e 1 volta all’anno con l’odontoiatra. Quest’ultimo, per mezzo di radiografie endorali, cartella parodontale ed esame obiettivo, monitora la salute delle gengive. In questo modo si prevengono eventuali recidive della malattia o le si intercetta sul precocemente.
A chi rivolgersi per curare la parodontite?
Se cerchi un parodontologo, Faggian Clinic è un centro di eccellenza nella diagnosi e cura della malattia parodontale. Il nostro centro si avvale di tecnologie all’avanguardia e di un ambiente confortevole per garantire ai pazienti un’esperienza di cura completa e soddisfacente. Se sei interessato a prenotare una visita o vuoi maggiori informazioni sui nostri servizi, non esitare a contattarci. Saremo lieti di fornirti tutte le informazioni di cui hai bisogno e di accompagnarti in ogni fase del percorso di cura.