Quando conviene devitalizzare un dente

Fabio Betteti

Fabio Betteti

Quando conviene devitalizzare un dente?

In caso di prognosi pulpare incerta è bene devitalizzare un dente prima di procedere alla protesi.
La polpa dentale è un tessuto altamente vascolarizzato e riccamente innervato il cui ruolo principale è la formazione completa del dente. Ma anche dopo che il dente si è formato ed è erotto l’attività della polpa continua. Come? Essa ha l’importantissima capacità di formare tramite le cellule odontoblastiche la dentina di riparazione, come difesa verso le lesioni che possono compromettere il dente durante il corso della vita.
Queste attività fisiologiche della polpa dentale sono sufficienti a giustificare la preservazione della sua vitalità durante la preparazione protesica, ma non dobbiamo per questo correre il rischio che per un eccesso di filosofia conservativa, in un futuro più o meno breve ci possiamo trovare a fronteggiare una fase post-protesica in cui il paziente sperimenterà il dolore, il gonfiore e le sofferenze che in generale accompagnano le infiammazioni acute della polpa (pulpiti) e/o le infezioni batteriche acute (ascessi) dei tessuti periapicali.
Una copertura isolante di dentina ed uno strato impermeabile di smalto, preservano la salute pulpare del dente intatto dalle possibili lesioni.

La preparazione protesica con le sue procedure, mette a rischio la salute della polpa in vari modi e nonostante le precauzioni, il danno alla polpa dentale non può essere interamente eliminato. Per questo devitalizzare un dente può essere la soluzione migliore.

La limatura ad alta velocità dei tessuti duri può sottoporre la polpa ad un surriscaldamento incontrollato con conseguenti disturbi, il taglio della dentina apre una moltitudine di tubuli dentinali che comunicano direttamente con la polpa. I tubuli dentinali variano in numero tra i 15.000 e i 20.000 mm2, mentre a ridosso della camera pulpare il numero dei tubuli dentinali cresce di tre volte, infatti va dai 45.000 ai 50.000/ mm2 ed anche lo stesso diametro dei tubuli aumenta. Maggiore è la quantità di dentina che viene rimossa durante la preparazione del dente e maggiori sono anche i tubuli dentinali che vengono esposti alla minaccia batterica rappresentata dalla flora microbica orale, che è la più seria tra le minacce per la salute della polpa, ed è capace di indurre profonde modifiche istopatologiche di carattere infiammatorio e progressiva necrosi pulpare.

Devitalizzare un dente prima di posizionare intarsi, corone o ponti.

Sebbene la polpa mostri una considerevole resistenza ed è spesso capace di guarire dopo irritazione, i traumi indotti possono diventare significativi nel lungo periodo. Aumenti di tessuto fibroso come risultato di ripetute infiammazioni e riparazioni interferiscono con il tessuto nervoso e il microcircolo sanguigno del tessuto pulpare, abbassando di conseguenza la sua resistenza e capacità di risposta a futuri insulti.

Tenendo presente questi aspetti e considerando che i restauri coronali sono eseguiti per proteggere e restaurare denti che sono stati sottoposti all’usura, al trauma, a carie, è naturale che dopo un certo tempo di accumulo di tali eventi stressanti, la preparazione protesica possa essere il passo finale del collasso pulpare e rendere necessario devitalizzare un dente tramite trattamento canalare. Il coinvolgimento di un ipotetico danno pulpare dovuto non solo alla limatura ma anche alle successive fasi di impronta, prova e cementazione della protesi cresce in proporzione al grado di compromissione delle superfici dentarie e alla complessità del restauro stesso. I denti con una preparazione molto profonda, oppure con corone complete di rivestimento, diventano necrotici con una frequenza 30 volte maggiore rispetto ai denti sani.

Poiché il trattamento di una pulpite o di una necrosi è molto più efficiente ed efficace quando il dente è trattato endodonticamente, ossia devitalizzato, prima del posizionamento di un intarsio, di una corona o di un ponte, la storia di quel dente deve essere valutata attentamente prima della preparazione coronale.

Endodonzia preventiva: devitalizzare un dente con sindrome da stress pulpare.

I denti che hanno subìto negli anni episodi multipli di malattia cariosa, trauma, linee di frattura significative e procedure dentali multiple possono manifestare una “sindrome da stress pulpare”. Questi denti hanno un aumentato rischio di successivo collasso pulpare irreversibile e dovrebbero essere sottoposti ad una “endodonzia preventiva” data la loro prognosi pulpare incerta in quanto potrebbe essere difficile trattarli dopo il termine della protesizzazione pianificata.

Se la cementazione definitiva ormai è stata fatta, esperienza e buon senso devono guidare il clinico nella valutazione del singolo caso. La preservazione della polpa deve rappresentare la priorità nel trattamento delle pulpiti reversibili (ipersensibilità termica e meccanica del dente per un breve periodo) che spesso seguono ad un restauro coronale. In tal caso quando accertiamo l’insorgenza di una pulpite reversibile dopo le procedure operative bisogna concedere al dente un certo lasso di tempo per lo spegnersi dell’irritazione. Se i sintomi non recedono entro poche settimane oppure tendono a peggiorare siamo in presenza di una pulpite irreversibile.

La necrosi pulpare è più subdola, può essere asintomatica ed evidenziarsi solo radiograficamente con un granuloma apicale oppure manifestarsi nella forma acuta di ascesso. Confermata la diagnosi (pulpite irreversibile o necrosi) occorre iniziare una terapia canalare cercando di preservare il più possibile l’integrità del manufatto protesico. Perciò devitalizzare un dente in caso di denti a prognosi pulpare incerta è preferibile. Meglio essere interventisti e pianificare il trattamento endodontico prima della limatura o al massimo prima della cementazione del restauro. Si eviterà così di innescare molte problematiche di natura tecnico-operativa per l’endodonzista e di deteriorare il rapporto di fiducia tra protesista e paziente.

Dr. Fabio Betteti

Laureato in Medicina e Chirurgia all’Università di Padova nel 1983. È stato allievo del dott. Gianfranco Carnevale frequentando il corso biennale di perfezionamento in Parodontologia (1987-1988). Si è perfezionato in Implantologia sotto la guida del Prof. Ugo Consolo all’Università di Modena e Reggio Emilia (2005). Ha inoltre frequentato corsi nazionali e internazionali di aggiornamento e perfezionamento in chirurgia parodontale e implantare e corsi di endodonzia. Si occupa prevalentemente di endodonzia e terapia parodontale.

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