Bruxismo

Cos’è il bruxismo?

Il bruxismo è un’attività ripetitiva dei muscoli masticatori controllati dal nervo trigemino, caratterizzata da:

  • serramento (clenching),
  • digrignamento (grinding) dei denti
  • pressione in posizione fissa della mandibola contro l’osso mascellare.

Quest’ultima manifestazione prende il nome di serramento mandibolare ed è una situazione nella quale il paziente, pur mantenendo i denti staccati, ha i muscoli del massiccio facciale contratti, a differenza dello stato di mandibola rilassata senza contatto dentale. Il bruxismo ha due distinte manifestazioni circadiane: può manifestarsi durante il sonno (sleep bruxism – SB) o durante lo stato di veglia (awake bruxism – AB).

Quali sono le cause del bruxismo?

Fino a qualche anno fa, i fattori occlusali come la malocclusione e i precontatti sembravano essere i responsabili di questa patologia. È stato dimostrato che le problematiche occlusali non sono, in realtà, così determinanti. Si è focalizzata, perciò, l’attenzione sui fenomeni del sistema nervoso centrale. Questo, però, non vuol dire che l’occlusione non sia coinvolta; infatti, è indispensabile ottenere sempre un’occlusione stabile e bilanciata.

 

L’eziologia del bruxismo è multifattoriale: stress, ansia, arousal, genetica, anatomia, funzionamento del sistema dopaminergico e qualità del sonno sono tutti fattori che rientrano tra le cause. Andiamo più nel dettaglio:

  • occlusione dentale: non si può capire se un paziente con una malocclusione possa diventare bruxista così come non lo si può capire dallo studio dello scheletro. La valutazione degli schemi occlusali non è d’aiuto;
  • dente del giudizio: può essere causa di bruxismo per varie ragioni: spina irritativa parodontale o spina irritativa occlusale;
  • OSAS: la sindrome delle apnee ostruttive nel sonno (OSAS) è una condizione nella quale il paziente smette di respirare quando dorme, per una frazione di secondo o per un periodo più prolungato (20-40 secondi). Il paziente si sveglia perché non riesce a respirare e prova la sensazione di soffocare. L’OSAS è collegata anche all’infarto nel sonno. Di solito si tratta di pazienti russatori nei quali le vie aeree si chiudono perché ci sono delle alterazioni morfologiche della faringe. In altri casi accade che, in posizione supina, la lingua cada posteriormente occludendo le vie aeree. Con la polisonnografia è possibile monitorare una persona mentre dorme attraverso alcuni sensori, i quali rilevano anche l’attività dei muscoli masticatori. Quando un paziente entra in crisi apnoica parte un’attività muscolare ritmica a livello mandibolare che ha come conseguenza il digrignamento dentale. Potrebbe accadere che questi movimenti facciano in modo di spostare la mandibola in avanti per aprire le vie aeree. Il principio di tale fenomeno protettivo è lo stesso che sta alla base dei dispositivi di avanzamento mandibolare (MAD – Mandible Advancement Devices);
  • GERD: i pazienti con reflusso gastro-esofageo sono più soggetti ad essere bruxisti;
  • fattori biologici e genetici: potrebbero rappresentare una variazione fenotipica per cui si riscontra una certa familiarità e a volte i pattern della malattia sono tutti uguali. Ad esempio, dentatura abrasa tutta a sinistra;
  • fattori esogeni: alcuni farmaci, droghe, fumo, caffeina danno un’attività muscolare fuori controllo. I pazienti fumatori sono spesso bruxisti;
  • sistema dopaminergico: si attiva in pazienti che sono soliti serrare fortemente per concentrarsi durante lo studio o il lavoro. Alterazioni patologiche del sistema dopaminergico si verificano anche in disturbi motori più gravi come la malattia di Parkinson;
  • fattori psicosociali: stress, ansia, disturbi dell’umore, risposte alle emozioni, insoddisfazione sul luogo di lavoro, problematiche relazionali, condizioni economiche sono situazioni che possono essere collegate al bruxismo.

Gli studi dimostrano come il bruxismo della veglia sia maggiormente espresso come serramento dentale (clenching) e collegato all’ansia di stato (ad esempio l’ansia causata da situazioni estemporanee pericolose). Il bruxismo del sonno è principalmente rappresentato dal digrignamento (grinding) ed è relazionato all’ansia di tratto, ovvero alla persona sempre ansiosa.

 

Il bruxismo con le sue manifestazioni è una condizione temporalmente fluttuante: in un periodo della vita, può manifestarsi mentre in un altro, no. È un fattore di rischio per le potenziali manifestazioni e conseguenze cliniche sui denti, sui restauri dentali (portandoli al fallimento) e sulle articolazioni e/o muscoli attraverso il dolore.

I rimedi per il bruxismo

Non possiamo parlare di terapia bensì di gestione del bruxismo, poiché si tratta di una problematica complessa, che può riguardare le ore del giorno o della notte.

 

Per le ore diurne, ricorriamo all’EMI (ecological momentary intervention): il bruxismo è una parafunzione che avviene al di sotto del livello della coscienza. La terapia cognitiva induce il paziente a fare qualcosa di attivo, ovvero lo si istruisce a portare a livello della coscienza il problema durante le ore di veglia. A tal fine, può essere utile la tecnica del bollino rosso o dell’azione ripetuta durante la giornata. Ogni volta che si vede il bollino o si esegue l’azione predeterminata, si deve pensare a cosa si sta facendo con i denti. Se ci si trova in una condizione di serramento o digrignamento allora, consci del problema, si cerca di rilassare volontariamente l’attività muscolare.

 

Per le ore notturne, proponiamo il bite da usare durante il sonno, quando non possiamo portare alla coscienza il problema. Deve essere rigido, piatto con spessore posteriore di 2-4 mm (senza possibilmente invadere lo spazio libero), simmetrico con distribuzione omogenea dei contatti, inferiore o superiore. Funziona perché ha un effetto a livello muscolare: il muscolo si trova a lavorare in una condizione nuova e le fibre muscolari si allentano. Il bite non cura l’aspetto psicologico e il paziente non smetterà di bruxare, ma lo farà in modo diverso poiché vengono indotti cambiamenti transitori. Inoltre, funge da dispositivo di protezione nei confronti della dentatura naturale o dei restauri protesici. È preferibile usurare il bite piuttosto che lo smalto dentale o determinare il fallimento delle protesi. Gli allineatori trasparenti non sono in grado di svolgere le funzioni di questi tipi di bite e non sono in alcun modo correlati con la gestione del bruxismo.

 

Sempre di notte, può essere usato il MAD (mandibular advancement device): durante il sonno, il digrignamento viene individuato come fenomeno di protezione in una diagnosi di OSAS. Il dispositivo di avanzamento mandibolare andrà a vicariare i tentativi muscolari di portare in protrusiva la mandibola per aprire le vie aeree superiori. Inoltre, l’interposizione del MAD tra le arcate dentarie va a proteggere gli elementi dentali naturali o protesici.

 

Nei casi più gravi, si può ricorrere ai farmaci, sebbene abbiano effetti collaterali. Spesso vengono erroneamente somministrati i miorilassanti. I farmaci che si sono dimostrati più utili sono quelli che agiscono a livello del sistema nervoso centrale (SNC) come le benzodiazepine. Tuttavia devono essere usati solamente nei casi più gravi

 

In alternativa, anche la fisioterapia con auto massaggi ed esercizi fisioterapici può essere un rimedio.

Cos’è il bite e a cosa serve?

Bite in inglese significa “morso”, che in odontoiatria rappresenta il combaciamento dei denti a bocca chiusa, ossia l’occlusione. Affinché l’occlusione sia funzionale e dia uno stato di benessere, deve essere costituita dal contatto simultaneo, univoco e di uguale intensità tra tutti i denti dell’arcata superiore ed inferiore.

 

I bites sono degli apparecchi che vengono applicati in bocca per risolvere alcuni tipi di problemi, anche se vengono erroneamente definiti tali anche apparecchi che non sono bite.

Bite individuale costruito su misura

Questo in gnatologia è il vero bite, meglio conosciuto come “placca terapeutica”; è un dispositivo medico individuale costruito su misura dal dentista solitamente in PMMA (polimetilmetacrilato) fresato dal pieno oppure no, basato su due impronte di precisione effettuate con sistemi chimici (alginati o siliconi) o con scanner digitali e una masticazione (una chiave di occlusione, il morso, appunto) presa in vari modi e a diverse altezze e posizioni, ciascuna peculiare per risolvere il problema specifico che quel paziente presenta.

 

Esistono molteplici e differenti tipi di placche, ciascuna specializzata a risolvere i problemi specifici. In tutti i casi, tuttavia, le placche devono garantire un contatto simultaneo, univoco e di uguale intensità tra la sua superficie occlusale ed i denti dell’arcata antagonista.

 

I principali tipi di placca sono la Placca di Michigan, la Placca di stabilizzazione inferiore, la Placca di Alonso, la Placca di Hawley. Anche se difficili da costruire e costosi, tali dispositivi di precisione sono parte di una terapia complessa che mira a risolvere o mitigare problematiche quali:

 

  • bruxismo orizzontale
  • serramento
  • tensioni muscolari
  • problematiche di natura articolare
  • usure dentali di varia natura
  • efficientamento delle performance atletiche in atleti di alto livello con occlusioni non perfettamente bilanciate

Bite individuali termostampati

Anche questi apparecchi sono costruiti individualmente dal dentista, che fornisce all’odontotecnico due impronte e talvolta una masticazione. Si tratta di semplici gusci di acetato di vario spessore e varia densità che vanno a ricoprire tutti i denti.

 

Tali dispositivi che normalmente, in ambito odontoiatrico, sono chiamati “mascherine”, vedono un perfetto impiego per:

  • conservare la posizione dei denti dopo il trattamento ortodontico;
  • spostare i denti in casi di malocclusione di lieve entità;
  • contenere materiali atti a sbiancare i denti;
  • contenere materiali per rinforzare i denti come paste fluorate o gel.

I bite individuali termostampati sono totalmente inadatti a risolvere altre problematiche poiché non riescono a dare quel contatto simultaneo, univoco e di uguale intensità tra tutti i denti dell’arcata superiore e inferiore – caratteristica peculiare di un dispositivo atto a risolvere problematiche di natura occlusale, muscolare o articolare. Anzi, usati in modo improprio, causano un aumento delle tensioni muscolari in quanto impediscono i normali movimenti mandibolari

Bite termomodellanti

Questi sono apparecchi standard che si possono acquistare in farmacia e che il marketing ha fatto credere possano essere i veri sostituti delle placche terapeutiche costruite individualmente dal dentista.

 

I bite termomodellanti sono dispositivi che si possono adattare, con l’immersione in acqua calda, solo ad arcate dentarie di forma abbastanza standard e regolare, ma non riescono a garantire in alcun modo il necessario contatto simultaneo, univoco e di uguale intensità tra tutti i denti dell’arcata superiore e inferiore – atto a risolvere problematiche di natura occlusale, muscolare o articolare; anzi, quando accade che un nuovo paziente lo indossi, riscontriamo che la qualità dei contatti occlusali è così povera che il risultato è contrario a quello sperato.

 

Un buon utilizzo di questi dispositivi è quello per motivi sportivi, per proteggere i denti negli sport di contatto o per eliminare grosse discrepanze occlusali in pazienti in crescita, dove l’utilizzo dei dispositivi rigidi costruiti individualmente dal dentista non può trovare applicazione a causa della crescita del paziente in oggetto (che quindi è in continuo cambiamento dimensionale) che addirittura può essere alterata dall’utilizzo di un dispositivo rigido.

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